L’identità digitale è sul tavolo del Governo fin dai primi giorni del suo insediamento, e i motivi sono molto semplici: semplificazione e risparmio, non necessariamente in quest’ordine, ma sicuramente uno conseguenza dell’altro.
Vittima sacrificale di questa pianificazione è lo SPID, che abbiamo conosciuto molto bene dalla pandemia in poi.
Raramente uno strumento digitale si è diffuso in tempi cosi rapidi e popolari. L’impossibilità di spostarsi da casa e la necessità di identificarsi presso i diversi enti pubblici per le più disparate necessità, ha obbligato milioni di italiani a rimboccarsi le maniche e capire, approfondire, attivare uno strumento che in tempi diversi mai avrebbe attecchito in questo modo.
Merito va anche ai Governi del tempo, che nel susseguirsi dei Bonus, hanno sempre anteposto a qualsiasi accesso lo SPID, rendendolo ancora più indispensabile.
Ma lo SPID è un costo vivo per lo Stato. I diversi provider che offrono il servizio, lo offrono senza alcun costo (eccezion fatta per il riconoscimento) a noi cittadini, ma i costi vivi ci sono: server, conservazioni dei dati, gestione dei flussi di accesso, per un totale di 50 milioni di euro all’anno che il ministero bonifica ale diverse aziende (Fonte: Wired).
Tre domande sorgono naturali: è giusto eliminarlo? è possibile eliminarlo? Con cosa sostituirlo?
La prima risposta è “ni”. Eliminare lo Spid significa vanificare lo sforzo di 33 milioni di italiani che lo hanno attivato e lo usano regolarmente. Allo stesso tempo sarebbe la giusta conclusione per i provider privati, che dal 2017 ad oggi non si sono resi indipendenti, ovvero non hanno trovato un modo per tagliare il cordone ombelicale dello stato e rendere profittevole il servizio (senza rivolgersi ai cittadini ovviamente).
Ad oggi però eliminarlo non è cosi semplice: al netto del successo dello strumento, Spid non è solo per l’Italia ma per l’Europa.
Nei parametri del Regolamento eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature), ovvero l’identificazione digitale europea, lo Spid è l’unico strumento utilizzabile. Questo significa che per essere identificati per le istanze europee non abbiamo alternative.
Arriviamo al dunque quindi.
La CIE, la Carta di Identità Elettronica, dovrebbe essere l’unica erede al trono, e a parte quest’ultimo dettaglio citato, oggi, è perfetta.
Fino a pochi giorni fa CIE aveva diversi ostacoli: necessità di un cellulare NFC, incompatibilità con iOs, macchinosità nell’accesso, difficoltà nel reperire e recuperare i pin necessari al suo funzionamento.
La situazione oggi è stata rivoluzionata: CIE è ora compatibile con iPhone, serve l’NFC ma per la sola registrazione del dispositivo; è possibile accedere con il Livello 2, ovvero username, password e otp, senza più bisogno di avere con sé la tessera, e la semplicità è oggi disarmante in quanto basta un QR code.
Infine, il pin è recuperabile senza passare dal Comune ma collegandosi a https://www.cartaidentita.interno.gov.it/
CIE è centralizzata, pubblica, non si appoggia a privati e, così configurata, non ha più nulla da invidiare allo Spid, eccezion fatta per la diffusione. Non tutti hanno CIE. La si può fare quando si vuole, ma ha un costo, e tanti, giustamente, stanno aspettando la naturale scadenza delle proprie carte.
E poi, nel caso in cui si scegliesse CIE, quanti dei 33 milioni utenti SPID perderemo per strada?
Vedremo come si evolverà la situazione, per il momento godiamoci questi servizi digitali, finalmente di successo.
L’identità digitale è sul tavolo del Governo fin dai primi giorni del suo insediamento, e i motivi sono molto semplici: semplificazione e risparmio, non necessariamente in quest’ordine, ma sicuramente uno conseguenza dell’altro.
Vittima sacrificale di questa pianificazione è lo SPID, che abbiamo conosciuto molto bene dalla pandemia in poi.
Raramente uno strumento digitale si è diffuso in tempi cosi rapidi e popolari. L’impossibilità di spostarsi da casa e la necessità di identificarsi presso i diversi enti pubblici per le più disparate necessità, ha obbligato milioni di italiani a rimboccarsi le maniche e capire, approfondire, attivare uno strumento che in tempi diversi mai avrebbe attecchito in questo modo.
Merito va anche ai Governi del tempo, che nel susseguirsi dei Bonus, hanno sempre anteposto a qualsiasi accesso lo SPID, rendendolo ancora più indispensabile.
Ma lo SPID è un costo vivo per lo Stato. I diversi provider che offrono il servizio, lo offrono senza alcun costo (eccezion fatta per il riconoscimento) a noi cittadini, ma i costi vivi ci sono: server, conservazioni dei dati, gestione dei flussi di accesso, per un totale di 50 milioni di euro all’anno che il ministero bonifica ale diverse aziende (Fonte: Wired).
Tre domande sorgono naturali: è giusto eliminarlo? è possibile eliminarlo? Con cosa sostituirlo?
La prima risposta è “ni”. Eliminare lo Spid significa vanificare lo sforzo di 33 milioni di italiani che lo hanno attivato e lo usano regolarmente. Allo stesso tempo sarebbe la giusta conclusione per i provider privati, che dal 2017 ad oggi non si sono resi indipendenti, ovvero non hanno trovato un modo per tagliare il cordone ombelicale dello stato e rendere profittevole il servizio (senza rivolgersi ai cittadini ovviamente).
Ad oggi però eliminarlo non è cosi semplice: al netto del successo dello strumento, Spid non è solo per l’Italia ma per l’Europa.
Nei parametri del Regolamento eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature), ovvero l’identificazione digitale europea, lo Spid è l’unico strumento utilizzabile. Questo significa che per essere identificati per le istanze europee non abbiamo alternative.
Arriviamo al dunque quindi.
La CIE, la Carta di Identità Elettronica, dovrebbe essere l’unica erede al trono, e a parte quest’ultimo dettaglio citato, oggi, è perfetta.
Fino a pochi giorni fa CIE aveva diversi ostacoli: necessità di un cellulare NFC, incompatibilità con iOs, macchinosità nell’accesso, difficoltà nel reperire e recuperare i pin necessari al suo funzionamento.
La situazione oggi è stata rivoluzionata: CIE è ora compatibile con iPhone, serve l’NFC ma per la sola registrazione del dispositivo; è possibile accedere con il Livello 2, ovvero username, password e otp, senza più bisogno di avere con sé la tessera, e la semplicità è oggi disarmante in quanto basta un QR code.
Infine, il pin è recuperabile senza passare dal Comune ma collegandosi a https://www.cartaidentita.interno.gov.it/
CIE è centralizzata, pubblica, non si appoggia a privati e, così configurata, non ha più nulla da invidiare allo Spid, eccezion fatta per la diffusione. Non tutti hanno CIE. La si può fare quando si vuole, ma ha un costo, e tanti, giustamente, stanno aspettando la naturale scadenza delle proprie carte.
E poi, nel caso in cui si scegliesse CIE, quanti dei 33 milioni utenti SPID perderemo per strada?
Vedremo come si evolverà la situazione, per il momento godiamoci questi servizi digitali, finalmente di successo.
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